La Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo dei Ronchi
Come i nostri lettori sapranno la Parrocchia di Mezzolara è fortemente legata alle Chiese dei Santi Filippo e Giacomo dei Ronchi e di San Gregorio Magno di Dugnolo. Don Bruno Magnani è, infatti, amministratore parrocchiale di entrambe. Ci riproponiamo, allora, di far conoscere meglio queste chiese e queste comunità sorelle.
Cominciamo dalla Chiesa dei Ronchi, riproponendo un testo tratto da Fedora Servetti Donati, Mezzolara. Appunti per una storia, Comitato Fiera di Mezzolara, 1984.
Poichè la località chiamata Ronchi amministrativamente è parte di Mezzolara, è necessario un accenno alla sua storia.
Fino alla metà dell'Ottocento formava il comune di Bagnarola di Stato o dei Ronchi di Bagnarola, formazione che risale al Cinquecento, quando la grande Bagnarola si divise in due comunità: Bagnarola di Sopra, a sud, Bagnarola di Sotto, o Ronchi a nord. Questa comprendeva allora terre attualmente parte di Cazzano e di Bagnarola.
La denominazione Ronchi risale all'alto medioevo, riferita ad un vastissimo territorio che formava una massa, possedimento della chiesa ravennate, estesa fra l'Idice e la Gaiana, di cui la nostra località faceva parte e di cui ha mantenuto il nome. Il documento nel quale troviamo per la prima volta il nome della «massa dei Ronchi» (definita «la più antica di cui si ha il ricordo nel Bolognese»), è dell'anno 972, e riguarda la concessione di queste terre in enfiteusi da parte dell'Arcivescovo di Ravenna. La massa esisteva ancora come unità fondiaria, con il suo vasto territorio e dil suo nome, nel 1455, in cui appare in un documento ravennate di investitura di quell'anno; i suoi confini erano gli stessi del 972. Essa manteneva quindi tale denominazione quando funzionava da più di un secolo e mezzo la chiesa di che ne conserva oggi il nome: Ecclesia Santi Jacobi de Ronchis, la chiesa di S. Giacomo dei Ronchi, registrata nell'elenco ecclesiastico dell'anno 1300 (già ricordato per S. Michele Arcangelo di Mezzolara) e dipendente dalla Pieve di S. Giovanni in Triario. Non la troviamo nell'elenco per la decima del 1315 , ma riappare nei seguenti, passata nella giurisdizione della Pieve di Budrio. Più tardi, al titolo di S. Giacomo venne unito quello di S. Filippo.
Non è rimasta alcuna traccia della primitiva costruzione (riferibile al tardo Duecento) nella struttura odierna dell'edificio sacro, che fu rifatto e ingrandito nella prima metà del secolo XVI ; a quell'epoca è ascrivibile il campanile, a base quadrangolare, il quale ha mantenuto la forma originale, eccetto alcune modifiche nella parte superiore.
Confrontando l'aspetto odierno della chiesa con quello che appare in una incisione della metà dell'Ottocento, notiamo le trasformazioni operate negli ultimi anni di quel secolo e nei primi dell'attuale. Coperta l'unica navata da una volta, nel decennio 1924-1933 fu rialzata e restaurata la cappella maggiore e si crearono le due cappelle minori in corrispondenza degli altari laterali; per ultima, furono aggiunte alla facciata le due ali con le nicchie per le statue de Santi titolari.
L'interno presenta due cappelle per lato divise da un piccolo vestibolo; alcuni lavori eseguiti negli anni Settanta, hanno messo in luce le probabili basi originali dei pilastri cinquecenteschi, in mattoni.
La bella pala dell'altare maggiore, rappresenta la Madonna di Loreto fra i due Santi titolari della Chiesa (tardo Cinquecento bolognese); notevole nella seconda cappella a destra una terracotta seicentesca che raffigura la Madonna della Salute, (o «degli infermi») collocata nella chiesa nel 1755 dal Cardinale Vincenzo Malvezzi; probabilmente era in un'edicoletta situata in un vicinopodere della famiglia bolognese Bentivolgio.
Nella campagna dei Ronchi esistono ancora molte case coloniche antiche, con i loro bei fienili settecentesci; di un'edilizia rustica perfettamente inserita nel paesaggio è pure esempio una gaziosa cappella di probabile impianto del secolo XVIII, dedicata al SS. Salvatore; sconsacrat, è ora adibita ad usi agricoli. Appartenne nell'Ottocento ai conti Ranuzzi Malvezzi; ora è proprietà Bertocchi.
Nella seconda settimana di settembre si celebrano ancora oggi solenni festeggiamenti della Beata Vergine degli Infermi, con una suggestiva processione con fiaccole il Sabato sera, e la messa per i malati la domenica mattina.
La Chiesa dei Ronchi celebra la Festa dei Santi Patroni il 3 maggio.
Secondo la tradizione, Giacomo il Minore, figlio di Alfeo e di una sorella di Maria, la madre di Gesù, godeva di grande reputazione presso gli ebrei, che lo soprannominarono 'Il giusto'. Morì martire.
Filippo era pescatore di Betsaida sulla costa nord del lago di Genesaret. Insieme al suo amico Andrea era il solo ad avere un nome greco. Dopo la risurrezione di Gesù, annunciò il Vangelo in patria. La tradizione vuole che sia morto inchiodato ad una croce e lapidato circa nell'anno 81.
Correzione lettori Febbraio
Si allegano le modifiche relative alla lista dei lettori di Febbraio.
Letture VI Domenica del T.O. 15 febbraio 2015
È possibile scaricare le Letture della VI Domenica del T.O. con una meditazione finale sulla "Lebbra del peccato".
PAVETE AD SANCTUARIUM MEUM
Alcuni bimbi che frequentano il Catechismo della Parrocchia di Mezzolara hanno mostrato molta curiosità per una iscrizione apparentemente misteriosa posta in alto, sopra l'altare, all'interno di un festone floreale.
L'iscrizione in carattere capitale posta nell'arco sovrastante l'altare recita: PAVETE AD SANCTUARIUM MEUM.
La traduzione proposta immediata è stata “abbiate rispetto della mia Chiesa”. Si trattava di una traduzione improvvisata che merita, però, maggiore attenzione.
PAVETE AD SANCTUARIUM MEUM è la conclusione del versetto del Levitico 26,2 che per intero è: Custodite Sabbata mea et pavete ad Sanctuarium meum. Ego Dominum. Il Levitico, terzo libro della Bibbia dopo Genesi ed Esodo, è costituito da leggi sociali e sopratutto religiose. Nel XXVI capitolo, dove è contenuta la “frase misteriosa”, sono descritti i precetti perché si possa diventare Santi, come vuole Dio. La traduzione ufficiale del versetto 26,2 è “Osserverete i miei Sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore”.
Il significato della frase è, dunque, chiaro ed evidente. Non è solo una frase che intende spaventare il credente: “abbiate rispetto della mia Chiesa”, come è stata frettolosamente tradotta la frase, ma “Osserverete i miei Sabati”, cioè “Ricordati di santificare le Feste”, e così facendo avrete portato rispetto alla mia Chiesa, al mio Santuario. Non è un semplice precetto, ma un vero invito alla celebrazione della Festa del riposo, che sia sabato o domenica poco importa.
Il Sabato, o lo Shabbat שבת, è la Festa ebraica del Riposo. Shabbat significa appunto “smettere di lavorare”. I Cristiani, invece, hanno scelto di festeggiare la Domenica (DOMINICA DIES, giorno del Signore) per ricordare l'evento principale del memoriale della Pasqua, cioè della Resurrezione di Cristo.
Ricordiamo, invece, che l'altro popolo del Libro, quello musulmano, festeggia come giorno del riposo e della preghiera il venerdì.
Accogliamo, dunque, con gioia l'invito che ci rivolge il nostro Signore a partecipare alla Festa domenicale della Messa per poter onorare il suo Santuario.